Questa pianta, in Sicilia nota col nome di Caccamo, è molto resistente all’inquinamento. I frutti, sferici o leggermente ovali, di colore giallo, prima, e violaceo o bruno alla maturazione, sono chiamati drupe e sono commestibili ma vengono consumati soprattutto dagli uccelli. Nella Conca d’oro i bambini li usavano come proiettili per cerbottane realizzate con pezzi di canna.
Tra i diversi nomi del bagolaro, indicativo di un qualche diabolico mistero, c’è anche quello di “Arcidiavolo”. Secondo una leggenda popolare fu Lucifero a portare sulla terra quest’albero poiché, nella sua caduta dal Paradiso, pare stringesse tra gli artigli proprio un ramo di bagolaro, il quale proliferò sulla terra serbando però traccia della diabolica origine nella curiosa forma delle foglie, appuntite e ricurve come artigli. Segno di quel precipitoso viaggio sono le punte ritorte delle foglie che, strette negli artigli carichi di odio e di disobbedienza del Maligno, ne avrebbero assorbito la forma.
Pianta originaria del Bacino del Mediterraneo, riesce a vivere anche in terreni sassosi, dove il robusto apparato radicale penetra nelle fessure delle rocce favorendone lo sgretolamento. Da ciò deriva l’altro nome del Bagolaro: spaccasassi. Per la sua resistenza all’inquinamento è molto usata nelle alberature stradali.